lunedì 19 dicembre 2016

I criceti del casino piddino.

In figura la ricomposizione politica prossima ventura
Ho scritto questa riflessione a spizzichi e bocconi, tra la sera del 5 dicembre e oggi.
Aggiungerò quindi, qua e la, qualche riferimento temporale.


Ieri sera [ 5/12 ] a cena stavo gustandomi un buon minestrone quando la mia consorte, tra l'apprensione e il divertimento mi ha chiesto: ma adesso cosa succede?
Ho risposto nell'unico modo che mi sembra serio in questo momento:
< di grave non succede niente, perché la terza economia dell'UE e la seconda manifattura del continente non la puoi trattare con lo stesso piglio criminale da scippatori da strada che hanno utilizzato con la Grecia. Se ci fanno andare a fondo nel tempo di uno schiocco di dita, per dirne una, va giù anche Deutsche Bank e a quel punto non ride più nessuno.
Piuttosto ci sarà parecchio da ridere per quello che riguarda le riconfugurazioni politiche prossime venture, dove vedremo di tutto.
Questo perché gli avvelenatori di pozzi al governo e ora dimissionari, nel proprio delirio di onnipotenza condito di insipienza e incompetenza spicciole - prerogative standard proprio di chi si crede stocazzo - hanno creato un casino gigantesco.
Però noi non temiamo la confusione perché il fronte politico nazionalpopolare che rappresenti la causa del lavoro potrà ricomporsi solo attraverso l'esplosione delle contraddizioni politiche più profonde di questa fase.
Nella confusione che ne scaturirà, che è il nostro ambiente naturale, starà a noi saperci muovere e fare in modo che si impongano le parole d'ordine più chiare perché dove c'è confusione un uomo che sa ciò che vuole ci ha tutto da guadagnare. >

Cerchiamo di comprendere meglio l'intricato garbuglio che abbiamo davanti.

Allo stato attuale delle cose sarebbe di esiziale importanza riportare la legalità nelle istituzioni perché nella grave crisi che stiamo attraversando, una crisi politica e di rappresentatività prima ancora che una tragica crisi economica ormai certamente più grave di quella del '29, minare ancor di più e più a fondo la residua credibilità delle istituzioni potrebbe veramente spalancare le porte del completo disfacimento sociale senza che si intraveda una alternativa chiara.

Per riportare la legalità nelle istituzioni un primo indispensabile passo è eleggere un parlamento pienamente legittimo dato che siamo al terzo parlamento consecutivo eletto con una legge elettorale segnata da gravissimi vizi di incostituzionalità e che abbiamo una classe politicante deplorevole che con 343 cambi di casacca dall'inizio della legislatura ( poco più di un parlamentare su 3 ) ci offre plastica rappresentazione di quale sia il suo solo e vero tratto distintivo: il più squallido trasformismo pur di rimanere aggrappati alla cadrega.

Faccio notare che quelli che volevano rifilarci la polpetta avvelenata di una nuova costituzione in accoppiata con una legge elettorale ancor più disproporzionale della precedente nel nome del cambiamento governano da anni.
Governano in virtù di un premio di maggioranza incostituzionale e di un mercato delle vacche parlamentare che non si vedeva in questa forma e in questa misura dai tempi di Giolitti e Depretis.
Insomma, l'autentico paradigma del cambiamento dovrebbe essere rappresentato proprio da quelle persone che, come la merda, trovano il modo di rimanere sempre a galla?
Evidentemente no.
La contraddittorietà della loro narrazione è palese ma per fortuna il popolo italiano ha dato forte e chiaro il segnale di non essere disposto a crederci, non oltre.
Questi son quelli che volevano cambiare la Costituzione. Son sempre loro.
Cominciamo il ragionamento formulando un giudizio chiaro e definitivo sulla qualità tanto politica quanto umana di Matteo Renzi e sulla cordata di salmodianti apologeti e arrampicatori sociali che, al suo seguito, han cercato di spolparsi il paese cucendosi Costituzione e legge elettorale su misura.

Non prevedevano che mettendo le mani sulla Costituzione in quel modo, sia a livello sostanziale sia a livello comunicativo, impostando tutta la campagna su un tono assolutamente sprezzante in una fase  di acuta esasperazione delle sperequazioni e di profondo malessere di milioni di persone sospinte verso una condizione di marginalità sociale, avrebbe provocato una profondissima spaccatura e una contrapposizione estremamente aspra?
Credo che le possibili risposte siano soltanto due.
La prima è che davvero non lo prevedevano e questa sarebbe la dimostrazione della loro totale incapacità politica e di una autoreferenzialità avulsa dal mondo al punto da rasentare una patologia della personalità di carattere narcisistico.
Degli incapaci politici totali e senza possibilità di appello.
Ragion per cui è necessario rimuoverli dal governo, anche a costo di mettere al loro posto - letteralmente - il primo che passa per strada.
La seconda possibilità è ancor più grave: sapevano quanto stessero avvelenando il dibattito e i rapporti sociali e lo hanno fatto lo stesso.
La società è in frantumi e per un po' di potere in più a brevissimo termine, invece che cercare di sanare qualche ingiustizia, hanno consapevolmente sparso benzina sul fuoco.
In questo caso essi si qualificano non come come degli inetti politici ma come degli spregiudicati avventurieri, degli avvelenatori di pozzi e in questo caso è ancor più pressante e necessario rimuoverli dal governo rapidamente.
A maggior ragione quindi anche a costo di far insediare al loro posso il primo che passi per strada.

C'è un problema.
Nel loro delirio di onnipotenza i veri nuovi barbari, le orde Renziote discese a Roma dall'Etruria ( nel senso sia di regione, che di banca; la quale non dimentichiamolo era anche la banca del conto primavera ) al seguito del loro Sire, novello Alarico, hanno già imposto al Paese una nuova legge elettorale.
Per la sola camera, dando per scontato che tanto avrebbero nel frattempo anche adeguato la Costituzione alla legge elettorale concepita per dar loro il pieno e incondizionato potere nei giorni euforici del post elezioni europee.

Nel frattempo [ 18/12 ] abbiamo avuto una prosecuzione con  altri mezzi del governo Renzi I con l'insediamento del governo Renzi II, che potremmo anche serenamente considerare Monti IV e che solo per le più ingenue anime candide è effettivamente il governo Gentiloni I.
Il potere ha reagito con sfrontata arroganza promuovendo addirittura al settosegretariato alla presidenza del consiglio la persona che era stata la firma in calce e la faccia della revisione costituzionale appena sonoramente bocciata: Maria Elena Boschi.
Gli altri ministri sono rimasti quasi tutti al loro posto, compreso l'osceno Poletti, mentre sulla assoluta inadeguatezza al proprio ruolo della ex sindacalista gialla Fedeli non voglio nemmeno dilungarmi.
Nella assoluta e sfacciata continuità l'unico elemento di discontinuità è dato dall'arrivo di Marco Minniti al ministero degli interni, dove dalle mezze figure si passa veramente ad un personaggio di peso: politico esperto, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, viceministro degli interno, sottosegretario alla difesa.
Vien da pensare che stiano subodorando che possa saltare la pace sociale e aver scelto un uomo esperto, freddo, già rodato sia agli interni che alla difesa, fa pensare che vogliano approntarsi a poter gestire l'eventualità con pugno di ferro senza nemmeno il guanto di velluto. Un segnale decisamente preoccupante.

Parallelamente la ricomposizione piddinica sta venendo allo scoperto:
- Pisapia si è messo a fare discorsi chiari e evidentemente Smeriglio e soci lombardi gli vanno dietro con la prospettiva di rimettere in piedi l'ennesimo partito civetta che sta di fianco al PD. Pietose le distinzioni di alcuni su PD renziano o PD non renziano.
- Dentro il PD i pasdaran radicali nella persona di Giachetti stanno liquidando i malpancisti interni indicandogli senza tanti giri di parole la porta di uscita.
- La direzione PD ha indicato la rotta prossima ventura: tutto ma NON il proporzionale.
Siccome col doppio turno - che per inciso imposero con la fiducia su una nuova legge elettorale - sanno che perderebbero contro il m5s restava solo la riesumazione del mattarellum, cioè un ultimo estremo tentativo da parte del PD di forzare il ricatto del voto utile collegio per collegio.
Già sono legione i piccoli quadretti e il burocratame partitico finto radicale, ivi compresi soggetti che sono addirittura stati segretari di un partito che nel nome si vorrebbe addirittura comunista, che stanno certificando di giustificare il centrosinistra prossimo ventura come un necessario argine al populismo.
C'è da scommetterci che alla prossime elezioni dipingeranno il M5S come una specie di novello NSDAP e che, naturalmente, tutti quelli che non si piegheranno a sinistra a questo ricatto e magari avranno addirittura l'ardire di farlo da posizione euroscettiche verranno indistintamente bollati col marchio d'infamia di rossobrunismo.
Per altro, va detto, le elezioni potrebbero essere molto ravvicinate perché sul governo pende anche la spada di damocle dei referendum sociali e con tutta evidenza hanno una paura fottuta di prendere l'ennesima batosta, quindi potrebbero addirittura preferire correre il rischio di rapide nuove elezioni.

Oggi [ 19/12 ] è arrivata la notizia dal congresso della Sinistra Europea della elezione di Gregor Gysi alla carica di segretario. Basterebbe dire che Paolo Ferrero è diventato vicesegretario per capire che la Sinistra Europea, salvo singoli episodi locali, non sta messa meglio della sinistra italiana e che ci si sta arroccando in difesa del nulla ammettendo la totale inadeguatezza a gestire i processi politici in corso.

Che dobbiamo fare in questa cornice sconfortante sia a livello nazionale sia a livello sconfortante.
Credo che dobbiamo essere radicali, tremendamente radicali, coerenti e conseguenti, ma nello stesso tempo dobbiamo essere tutto fuorché dogmatici e dottrinari, come non lo fu quel genio russo calvo e con il pizzetto, che fece la rivoluzione con parole semplici e chiare, non certo andando a spiegare ai contadini il materialismo dialettico e la caduta tendenziale del saggio di profitto.

Pane e pace e tutto il potere ai soviet, cioè alle assemblee popolari. Sicurezza del domani e potere al popolo.
Questo vince sempre, il resto sono cazzabubbole postoperaiste.
Penso che il risultato del congresso della Sinistra Europea ci dica quello che dobbiamo; questo vale per chi culturalmente e politicamente proviene da quell'area ma pensa che certe scelte siano oggi irrimediabilmente un cul de sac.

Intanto analizziamo quale sia stato il reale significato di quel congresso e così potremo cercare di trarne delle indicazioni generali anche su quello che dovremmo seriamente cercare di fare qua.

Al congresso della Sinistra Europea non ha partecipato Jean Luc Mélenchon che nel frattempo ha compinciato la propria campagna per le presidenziali francesi con parole d'ordine in netto contrasto con le indicazioni del congresso della SE perché di rottura unilaterale coi trattati UE nel suo programma se ne parla eccome, finalmente.
I delegati del PdG sono andati ugualmente ma è evidente il senso di una profonda distanza concettuale e programmatica.
All'inizio della legislatura europea in corso ricordo che Mélenchon si sospese dalla Sinistra Europea quando venne riconfermata capogruppo del Gue Gaby Zimmer, che lo era nella precedent
e legislatura, durante la quale nella votazione sul fiscal compact su 7 deputati europei di die Linke uno solo votò contro seguendo l'indicazione di gruppo, 5 si astennero ignominiosamente e una assente, la Zimmer appunto.
Ciò la dice lunga su quanto le linee di frattura nazionali, nel marasma UE, contino ben di più che quelle ideologiche.
Chi pensa di rendere economicamente sostenibile l'eurozona reflazionando il mercato interno tedesco è un povero illuso, per non dire di peggio, non solo perchè le contraddizioni democratiche di una BCE che non risponde alla politica rimmarrebbero in piedi ma perché in Germania addirittura i sindacati e l'area maggioritaria di die Linke sostengono una politica che scarica le contraddizioni sui vicini e non chiedono seriamente di reflazionare ( far guadagnare di più i lavoratori e i pensionati ) il mercato interno.

Con questo governo sovranazionale multilivello a legittimazione indiretta ( cioè a legittimazione completamente farlocca ) ci hanno messi gli uni contro gli altri e non c'è modo di sanare questo problema se non scappandone.

Che Alberto Garzon, come ho sentito da persone presenti contrarie alla linea uscita dal congresso, abbia fatto il discorso migliore non dubito; del resto si tratta di un altro allievo di Anguita-Monereo i quali sulle contraddizioni esplosive adesso sono gli unici che sono stati espliciti per una vita intera, senza tatticismi, pagandone spesso un alto prezzo.
Ma il punto politico veramente rilevante è che agli esclusi della globalizzazione tutto questo non interessa.

Non interessa loro riprendersi la Sinistra Europea e non posso certo biasimarli per questo.

Semplificando al massimo, cosa è successo e cosa sta succedendo - secondo me - per cui sono convinto che l'armamentario classico della sinistra risulti oggi parecchio spuntato se non del tutto inadeguato?
Negli ultimi 30 anni i partiti di massa della sinistra in tutta Europa e non solo, i partiti socialisti e socialdemocratici ( italia eccezione, il partito di massa era il PCI, ma poco cambia nella sostanza ) sono diventati ordoliberali e si sono rifugiati sotto la sottana di Fukuyama.

Chi aveva un'indole più conflittuale si è comunque visto sfilare da sotto il sedere mentre ci stava seduto sopra le mobilitazioni di massa e si è incancrenito a quel punto nel parlarsi addosso, spesso rifugiandosi in elucubrazioni astratte sui general intellect, le moltitudini desideranti che chi le avrà mai viste e alla via così con le supercazzole bitumate scappellanti antaniche dei postoperaisti.


Insomma: il PCI è passato nell'altro campo, chi era più conflittuale è stato infettato dai postoperaisti, e buonanotte al secchio.
La sinistra il lavoro ha smesso di rappresentarlo: nella componente che fu maggioritario oggi lo combatte, in quella minoritaria non lo difende.
Questo vale un po' per tutto l'occidente industrializzato, non solo l'Italia.
In tale cornice sorgono i movimenti populisti, alcun di destra e altri di sinistra, checché ne dicano i nostri media per cui "populista=male assoluto".

Tutti però hanno in comune UNA COSA: lamentano i guasti della globalizzazione capitalistica e l'esposizione senza reti di protezione dei ceti popolari ad un modello sociale che comporta inevitabilmente l'esistenza di salvati e sommersi.Da sinistra si denuncia quindi gli speculatori, il capitalismo globalizzato in generale, da destra al massimo qualche vaga denuncia delle banche e ricostruzione di un senso comunitario sulla base dell'ethnos invece che del demos.
Ma il guasto che viene denunciato è sempre lo stesso e la antitetiche soluzioni proposte hanno in ogni caso una premessa in comune: per difendere persone che richiedono protezione dallo stato, le soluzioni proposte in entrambi i casi hanno come presupposto il pieno ripristino delle prerogative dello stato nella propria pienezza. Un ripristino di sovranità nazionale in senso stretto quindi.
Da sinistra come strumento per mettere la mordacchia al capitalismo e reintrodurre un interventismo pubblico in forma forte, da destra per accompagnare un po' di retorica antibancocratica alla più efficace manipolazione della paura contro i nemici sociali spuri ed esterni su base etnica.


Ora perché la Sinistra Europea è inadeguata?
Perché non hanno i mezzi per capire?
Ma quando mai, Gregor Gisy lo sa benissimo cosa sia successo negli ultimi 25 anni.
Però si sono abituati a giocare in difesa e più o meno consapevolmente si dicono: contestare la globalizzazione qui ed ora significa intanto contestare l'UE, non sulla base di genericissime petizioni di principio, ma invocandone la rottura.
Se lo facessimo però "verremo confusi" con la destra.
Quando invece è sul terreno del "che società vogliamo costruire POI" che dovremmo saper rimarcare l'assoluta differenza!
In subordine non escludo che in qualche caso questo passo programmatico di rottura con la UE come premessa per il rilancio di una politica solidaristica e socialista non voglia essere fatto non solo per paura di essere confusi con le destre e criminalizzati dai media, ma perché il ceto politico della sx radicale in varie realtà locali, amministra coi partiti socialisti diventati social-liberisti e ordoliberali. Se le sinistre prendessero una posizione chiara su questi tematiche quali l'irriformabilità dell'Unione Europea o il protezionismo solidaristico di cui parla JLM, una serie di poltrone di sottogoverno locale cogestite insieme ai traditori social-liberisti salterebbero ( e qua mi riferisco in particolare proprio al Gregor Gysi capo dell'ala di die Linke che cogoverna i laender orientali insieme all'SPD e che non vuole parole di rottura con la UE ormai da anni, su questo, trovando opposizione da Lafontaine e Wagenknecht ).


Dato che credo tale situazione interna alle sinistre europee totalmente incancrenita, per essere nazionalpopolari ( cioè per smettere di fare quelli di sinistra, la gente prova ripugnanza per la sinistra e non possiamo darle torto dato ciò che la sinistra è stata da decenni in qua, ma nello stesso tempo per essere più gramsciano e comunista che mai ), non credo ci siano veramente altre strade che la costituzione di movimenti di carattere populista-democratico. [ nel link un esempio che approssima piuttosto bene ciò che intendo ]
Il populismo democratico deve avere programmi radicalmente di sinistra ma che si guardino bene dal parlare "sinistrese" e soprattutto deve fare a meno del vecchio ceto politico di sinistra.